Basilica di San Quirino

XVI secolo

Basilica di San Quirino e Michele

L’Insigne basilica collegiata dei Santi Quirino di Siscia e Michele Arcangelo è un edificio religioso sito in piazza San Quirino a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. È sede dell’omonima parrocchia del vicariato di Correggio della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
Fondata tra la fine del IX e gli inizi del X secolo, l’antica chiesa dei santi Michele e Quirino si trova citata nei documenti d’archivio la prima volta nel 1009, mentre nel 1039 è descritta ubicata infra castro Corigia. Come comprovano le Bolle di papa Lucio II del 1144 e di papa Eugenio III del 1146, la chiesa dei Santi Michele e Quirino era in realtà una cappella palatina retta da un rettore, dipendente dalla Pieve di Santa Maria di Camporotondo (oggi Fosdondo).

Nel 1173 Alberto Da Correggio fece una importante donazione di terreno alla chiesa mentre, nel 1186, le reliquie di San Quirino e dei santi martiri Tiburzio, Ermete, Veronica e Reparata furono riposte da Albricone, vescovo di Reggio, sotto l’altare di san Tommaso Becket.

Secondo alcuni studiosi, già a partire dal 1459 la chiesa di san Quirino aveva il titolo di prevostura, con un prevosto assistito da altri sacerdoti.

Dietro istanza del conte Giberto X Da Correggio, il 1º novembre 1508 il cardinale Francesco Alidosi, legato apostolico, istituì con propria bolla la Collegiata di San Quirino. Il capitolo era inizialmente composto dal prevosto e da sette canonici dotati di sigillo, borsa comune e con facoltà di portare l’almuzia. Contemporaneamente furono sottoposte alla prevostura le pievi di Fosdondo e Fabbrico, le chiese parrocchiali di Campagnola e San Martino di Correggio.

Sempre nel 1508 fu costruito il nuovo fonte battesimale, ancor oggi visibile nella cappella battesimale, ulteriore conferma dell’avvenuto passaggio di poteri fra l’antica pieve di Fosdondo ed i canonici.

L’accresciuto potere del clero correggese impose la costruzione di una nuova chiesa, consona allo status raggiunto: il 31 marzo 1512, i Da Correggio donano ai canonici di San Quirino l’area delle fosse trecentesche adiacente all’antico rivellino, già riadattato a Torre civica, denominata Ortazzo. Nei successivi mesi iniziarono i lavori per l’edificazione della nuova basilica completati, nelle parti strutturali, dodici anni dopo. Il 5 ottobre 1525, alla presenza dei canonici e di tutto il popolo, il vescovo Giovanni Maria Colonna consacrava il nuovo tempio dedicato a san Quirino.

Pochi mesi dopo papa Clemente VII (1523-1534), con bolla del 25 novembre 1523, confermò l’erezione della collegiata del 1508 ed il numero dei canonici fu portato a otto.

In occasione della visita del cardinale Marcello Cervini, nel 1543, la prevostura di Correggio risultava formata da dieci canonici (compresi il prevosto e l’arciprete), otto mansionari e sei presbiteri non curati. Alla collegiata erano unite otto rettorie: Annunciazione di Mandriolo, San Salvatore di Mandrio, San Biagio, San Giorgio di Rio Saliceto, San Martino di Correggio, San Donino di Fazzano, San Giovanni Battista di Canolo e Santi Gervasio e Protasio di Campagnola. Anche la chiesa di Santa Maria Assunta di Fabbrico dipendeva dai canonici di San Quirino.

I lavori interni alla Basilica proseguirono per oltre un cinquantennio e solamente nel 1587 poterono dirsi ultimati. Similmente al Palazzo dei Principi, anche la Basilica di San Quirino risente degli influssi rossettiani, sia nell’impianto basilicale, sia nelle soluzioni di copertura a calotta sferica adottate sulle navatelle. L’edificio costituiva il completamento del lato orientale dell’antica piazza Castello (odierno corso Cavour), saldando definitivamente i due antichi nuclei cittadini di Castelvecchio e di Borgovecchio.

L’antica chiesa dei Santi Michele e Quirino, posta in corrispondenza dell’odierna via del Principato, fu in parte ridimensionata e officiata prima dalla confraternita di San Sebastiano poi, sotto il titolo di Sant’Antonio, dalle monache del Corpus Domini trasferite in un’ala del Palazzo Comitale.

L’esterno della Basilica e la Torre Civica

Nel corso dei secoli la facciata della basilica di San Quirino ha subito numerose modifiche, come la sostituzione delle originarie finestre serliane con aperture semicircolari e solo nel 1782 fu ultimata nel suo assetto architettonico. L’attuale aspetto in stile classico con superfici in cotto a vista, capitelli, cornici e basamenti in marmo, è frutto dell’intervento eseguito nel 1964, su progetto di Carmela Adani (1899-1965). Il rifacimento della facciata della basilica, storicamente discutibile, comportò l’eliminazione della settecentesca decorazione a chiaroscuro e finto marmo, che ben si armonizza con le tinte dei palazzi circostanti, rompendo il rapporto di unità ed equilibrio fra gli edifici prospicienti la piazza. Sul lato destro della facciata s’innalza la Torre Civica, costruita verso la metà del Trecento a difesa del Castelvecchio. Trasformata agli inizi del Cinquecento in torre campanaria dell’attigua basilica, fino alla seconda metà del XVIII ospitò l’orologio civico.

La torre presenta ancora oggi un basamento a scarpa e, nella parte inferiore, sono visibili le tracce della grande ogiva che costituiva l’accesso alla città vecchia. Sopralevata e merlata a coda di rondine nel Quattrocento, durante i lavori d’erezione della nuova basilica, la torre fu adibita dai canonici a cappella per la custodia delle reliquie dei celesti patroni. Recentemente sono riaffiorate, nella volta a crociera che copre il vano a piano terra, delle decorazioni a secco databili all’ultimo quarto del XV secolo, vicine per soggetto e tecnica esecutiva a quelle dei costoloni della chiesa di San Francesco. Nella cella campanaria si trova un concerto di sette campane; la maggiore anche detta Campanone in bronzo istoriato, fu realizzata nel 1709 per conto della Comunità dal parmigiano Pietro Bosi. Secondo la tradizione la cittadinanza contribuì alla raccolta del metallo necessario offrendo, oltre ai rami di casa ed ai piatti di peltro, anche metalli preziosi che si unirono al metallo di un’antica campana, offerta dall’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento.

Il Campanone, in tonalità Do, pesa 25 quintali ed ha un diametro di 153 cm. Un’iscrizione in latino corre intorno alla campana su quattro righe; sotto l’iscrizione si notano sei figure, due larghe e quattro piccole, a forma di medaglioni raffiguranti, in ovale grande, san Quirino genuflesso e orante sulla macina del suo martirio, ai lati presenta lo stemma della Comunità di Correggio e della casata Gerez. Dall’altra parte della campana, sempre in ovale grande appare lo stemma del duca Rinaldo d’Este, affiancato dagli stemmi delle casate Gilocchi e Zuccardi.

Delle restati sei campane minori le cinque maggiori sono opera del fonditore padovano Daciano Colbachini e risalgono al 1949. La campana sesta invece è stata recentemente aggiunta nel 2016 dalle fonderie Capanni di Castelnovo ne’ Monti (RE). Attualmente tutte e sette le campane vengono azionate manualmente.

L’interno della Basilica

L’interno, a pianta basilicale, è solenne e maestoso come pochi altri del territorio, con un’eccezionale armonia delle proporzioni che avvolge il fedele, mitigando l’impatto con l’ordine gigante dell’architettura.

Le tre navate sono separate da eleganti pilastri quadrangolari ai quali si addossano, nella navata centrale, alte paraste di sostegno alla trabeazione dorica, ornata con metope a girali di fiori e triglifi, completata da un cornicione aggettante. La volta centrale è a botte, dipinta a finti cassettoni fin dal XVII secolo, mentre le navatelle sono coperte da cupolette, poste in corrispondenza alle sei cappelle laterali, secondo lo schema già proposto da Biagio Rossetti nella chiesa di San Benedetto a Ferrara. Le navate sono chiuse da un’abside semi circolare sormontata da un catino. Il presbiterio, ampio e ben proporzionato, è rialzato dal piano assembleare; vi si accede attraverso una gradinata di dodici scalini, aperta in tutta larghezza. Lo spazio è illuminato da due grandi finestre semicircolari poste rispettivamente in controfacciata e sulla parete destra del presbiterio. Due finestre rettangolari illuminano il vano del coro posto in abside. Le navate minori riproducono, in scala ridotta, lo schema della maggiore, mentre le cappelle laterali sono illuminate da finestre circolari poste in testa alle ancone.

I danni subite alle coperture e alle volte interne della basilica a seguito dei due fotri terremoti che colpirono Correggio tra il 1831 e il 1832, spinsero il prevosto canonico Pietro Rota ad intraprendere un impegnativo cantiere di restauro e consolidamento di tutto il sacro tempio. Il restauro della basilica si protrasse per quasi Quarant’anni e coincise con la rinascita dell’Insigne Collegiata di San Quirino, ricostituitasi dopo le soppressioni napoleoniche, assieme alla Fabbriceria. La conservazione presso l’Archivio Capitolare di un corposo faldone contenente le ricevute di pagamento, i contratti, le relazioni tecniche e alcune tavole progettuali consentono di seguire, ad annum, l’evolversi dei cantieri. Nel febbraio 1839 la Fabbriceria incaricò il correggese Francesco Forti (1801-1864), architetto ed ingegnere comunale, di predisporre un progetto di risanamento strutturale della basilica. La decorazione delle navate e del presbiterio fu interamente rifatta tra il 1840 e il 1843 dal modenese Camillo Crespolani (1798-1861), basandosi su modelli geometrici neorinascimentali. Al correggese Luigi Asioli (1817 – 1877) si deve l’affresco nel catino absidale raffigurante la Gloria di San Quirino e due angeli con le insegne episcopali e del martire Quirino nel volto del presbiterio entrambi realizzati nel 1843. Altre parti della chiesa, quali gli archivolti dipinti a “chiocce” o gli ornati dei capitelli sono opera di Gaetano Ganzari, aiutante del Crespolani. Ai correggesi Emilio Meulli (1869-1945) e Achille Cucchi (1907-1981) si devono, invece, le decorazioni della maggior parte delle cappelle laterali, realizzate nel secondo-terzo decennio del Novecento. Dopo il terremoto del 1996 l’apparato decorativo, sapientemente recuperato nel 1988 con un importante restauro, è stato danneggiato. A seguito del Terremoto dell’Emilia del 2012, dal giugno 2012 la Basilica è rimasta chiusa al culto fino al 4 giugno 2019 quando, con grande concorso di popolo, il prevosto don Sergio Pellati, alla presenza dei canonici della collegiata, dei sacerdoti dell’Unità Pastorale di Correggio e del nunzio apostolico S.E. Mons. Pierre Nguyên Van Tot, cittadino correggese, ha riaperto al culto il sacro tempio. Il cantiere di restauro durato 2 anni ha visto la compartecipazione di diverse istituzioni ed enti: l’intervento strutturale è stato finanziato dalla Regione Emilia-Romagna all’interno dei piani di ricostruzione post sisma, mentre, il restauro pittorico (ancora da completare nelle cappelle laterali) è stato patrocinato da numerosi devoti e benefattori. Infine un importante cantiere di restauro è stato condotto sugli apparati lignei del Presbiterio (Stalli del Coro, Cassa d’organo e Cantorie), finanziato dal fonto 8xmille della Presidenza del Consigli dei Ministri del Governo Berlusconi III. La pavimentazione della basilica, originariamente in cotto, fu rifatta nella prima metà dell’Ottocento a lastroni di marmo rosso e bianco di Verona. Appoggiato al quarto pilastro sinistro della navata centrale è collocato l’ottocentesco pulpito ligneo, opera ad intaglio in stile neo-rinascimentale del correggese Camillo Gandolfi, donato da Fortunato Brunetti, oggi impiegato come ambone solenne.

Il Tesoro di San Quirino

Particolarmente ricco di preziosi arredi e suppellettili liturgiche che abbracciano oltre cinque secoli, il Tesoro di San Quirino è fra i più importanti della regione.

Il tesoro custodisce il celebre Cofanetto eburneo con figure intagliate, narranti la storia di Susanna e i Vecchioni, tratta dal libro del profeta Daniele, pregevole lavoro della bottega degli Embriachi di Venezia. Il cofanetto fu donato dalla contessa Bianca Rangone alla chiesa di San Quirino nel 1467 e fu impiegato per secoli come sepolcro il Venerdì Santo o, in seguito, come custodia delle reliquie dei santi.

Numerosi i reliquiari tra i quali spiccano il Braccio di san Quirino, in forma di mano benedicente realizzato, prima del 1480, da orafi reggiani; reliquiario a forma di ostensorio contenente la mascella di san Quirino, donato dal principe Siro da Correggio (circa terzo decennio del Seicento). Serie di quattro reliquiari a cilindretto degli inizi del XVI secolo: il più antico, dato 1509, contiene le reliquie di san Martino di Tours, san Ermete e di altri santi. Di pregevole fattura è il settecentesco ostensorio contenente la reliquia di san Luigi Gonzaga, riportante le armi della Comunità, della Collegiata e del donatore. Il tesoro custodisce anche molti calici, pissidi, ostensori e turiboli: da menzionare il calice del cardinale Girolamo Bernieri, manifattura romana in argento cesellato della seconda metà del Cinquecento, la Croce astile capitolare, bifacciale, con san Quirino, Evangelisti e Dottori della Chiesa eseguita nel 1612, per conto della Collegiata, dall’orafo e architetto correggese Gian Maria Piamontesi (1576 – 1632?).

Dei secoli XVIII e XIX sono pissidi, calici e ostensori, fra i quali un Ostensorio a raggiera in raffinato stile rococò con angeli a rilievo e grappoli d’uva realizzate con perle e granate, realizzato dall’orafo veronese Pietro Cesari.

Della metà del Novecento sono una pisside e un calice realizzati dal fiorentino Enrico Serafini (1913-1968) in oro, argento e pietre preziose su disegno di Carmela Adani (1898 – 1965). Sempre su disegno dell’Adani è il solenne Ostensorio (1954) in oro, argento e pietre preziose opera del parmigiano Mario Minari.

Notevole anche la raccolta di paramenti e stoffe liturgiche, specie del sec XVII e XVIII fra le più belle della diocesi.

Ultimo aggiornamento

30 Settembre 2025, 13:19