Sala del Settecento

L’ambiente correggese del Settecento sembra decisamente collocarsi nell’alveo della produzione classicista che investe tutta la regione, dove la pittura a destinazione sacra e devozionale assurge a ruolo di assoluto rilievo, anche se la qualità della realizzazione risulta, nel complesso, di modesta temperatura. Tuttavia, le opere di alcuni autori rischiarano un poco un ambiente appannato, riportando contributi di un certo rilievo.

Assume una piena e originale fisionomia l’opera di Girolamo Donnini (1681 – 1743), correggese, allievo della scuola di Carlo Cignani, presente nel percorso espositivo del museo con cinque opere: “La Visitazione (Confraternita di San Sebastiano, Parrocchia di San Quirino), il bozzetto della stessa, “Sant’Antonio da Padova genuflesso con il Bambino e angeli, San Luigi Gonzaga e, recentemente restaurata, “Sant’Antonio da Padova e il Bambino“.
Le sue opere, indissolubilmente legate alla tradizione bolognese, denotano un quadro complessivo d’omogeneità stilistica, con il privilegio accordato all’espressione dei sentimenti e al rigore della struttura compositiva.

Allievo di Donnini fu Benedetto Dal Buono (1711 – 1775) fortemente legato al maestro ma meno dotato espressivamente.
Il non eccelso “Ritratto di Antonio Allegri detto Il Correggioci presenta il Maestro intento ad eseguire la Madonna della Scala, qui singolarmente rappresentata come una tela, ma in realtà un affresco staccato dalla sede originaria e collocato nella Galleria di Parma. Se ne deduce che Dal Buono non trasse l’immagine dall’originale, poichè ne ignorava il reale supporto, quanto piuttosto da una riproduzione (incisione o copia dipinta tratta da un’incisione). Il quadro è stato ridimensionato (come dimostra l’iscrizione mutila in alto a sinistra) per essere inserito in una fastosa e ricca cornice di legno scolpito di reimpiego, opera dell’intagliatore e plasticista correggese Giuseppe Casalgrandi (1706 – 1762).
Di Dal Buono è probabilmente da attribuire anche l’opera di recente restauro “Sant’Anna e Maria Bambina“.

Pittore aggraziato, compositore di formule padane e venete è il viadanese Francesco Marini, di cui viene presentato “L’imperatore Costantino inginocchiato davanti a San Silvestro e a due monache domenicane” di piacevole fattura.

Evidenti echi della pittura del Correggio sono chiaramente percepibili nel San Biagio con putti del parmigiano Gaetano Callani (1736 – 1806) che dell’Allegri fu attento riscopritore, citando frequentemente il maestro nella sua produzione.

Sempre nell’ambito della pittura a soggetto e destinazione sacra si muovono Giuseppe Carlo Pedretti (1697 – 1778), qui presente con un interessante ovale ascrivibile alla piena maturità dell’artista e raffigurante “San Domenico invocato dai contadini contro la moria del bestiame(che testimonia la diffusione di questo culto anche in Emilia) e Mauro Soderini (1704 – post 1751) la cui opera, “Transito di San Giuseppe“, di sostenuto livello qualitativo, si inserisce con autorevolezza nello scarno catalogo dell’autore.

Il quadro raffigurante il “Beato Papa Benedetto XI“, Niccolò di Boccassio, che divenne papa nel 1303, morì nel 1304 e fu beatificato nel 1738, è opera di un anonimo artista del XVIII secolo, periodo a cui afferisce anche il “San Pio V e il Miracolo del Crocefisso” di Capretti proveniente dalla chiesa di San Giuseppe.

Probabilmente legata alla committenza di Bernieri è la tela, già in San Giuseppe, con “I Santi Vincenzo Ferrer, Giacinto e Luigi Bertràn. L’attuale intitolazione dell’opera modifica quella tradizionale di San Raimondo e altri santi domenicani e si deve alle puntuali ricerche di Valter Pratissoli. Bernieri ebbe una particolare devozione verso San Giacinto, facendo affrescare allo Zuccari l’omonima cappella in Santa Sabina a Roma. L’opera correggese, di autore romano, è databile fra il 1594 (canonizzazione di San Giacinto) e il 1608 (canonizzazione di San Luigi Bertràn, la cui figura venne ridipinta, come è emerso dai recenti restauri, su un altro personaggio).

Nella sala, sebbene di datazione antecedente (fine del Cinquecento, inizi del Seicento) sono presenti infine due interessanti reliquari a busto (Sant’Orsola e un Santo non identificato) in tela di lino gessata e di probabile fattura romana.

Ultimo aggiornamento

25 Ottobre 2022, 14:56