Il cardinale Girolamo Bernieri

Ritratto del cardinale Girolamo Bernieri – Arminio Zuccato

Nato a Correggio da Pietro e Antonia Doria nel 1540, Girolamo Bernieri vestì l’abito domenicano nel convento di Correggio e, compiuti gli studi a Bologna, fu addetto per molti anni all’insegnamento della teologia nei conventi della provincia lombarda. Grazie all’appoggio del vescovo Niccolò Sfondrati, il futuro papa Gregorio XIV, divenne  priore del convento milanese di S. Maria delle Grazie e nel 1583 definitore provinciale dal capitolo di Brescia. Accolto poco dopo tra gli inquisitori, salvo poi essere ascritto alla Congregazione del S. Uffizio nel 1585 dopo essere stato eletto priore del convento romano di S. Sabina. Teologo di riconosciuto valore, nel 1586 venne eletto dapprima al vescovato di Ascoli e il 16 novembre dello stesso anno fu elevato alla porpora col titolo di S. Tommaso in Parione. (cambiato poi nel 1589 in quello di S. Maria sopra Minerva e nel 1602 in quello di S. Lorenzo in Lucina). Da allora Benrieri svolse un ruolo di primo piano nella vita della Curia romana e specialmente nel S. Uffizio, al quale prestò la sua prevalente attività per un quarto di secolo. Tra i molti processi conclusi da esecuzioni capitali ai quali egli intervenne, è da ricordare almeno quello contro Giordano Bruno. Secondo il Pastor, nel 1593 gli fu affidato l’ordinamento dell’archivio dell’Inquisizione.
Non meno importante fu l’attività svolta nella Congregazione e nella clamorosa polemica teologica insorta tra domenicani e gesuiti a proposito dell’opera del Molina sulla grazia, che si trascinò con alterne vicende fino al 1607 e si concluse, in pratica, in un nulla di fatto in quanto papa Paolo V preferì porre termine alla disputa, lasciando al tempo di trovare un punto di incontro. Questo nonostante la posizione contraria di Bernieri che chiedeva un’esplicita condanna del Molina risparmiando tuttavia la compagnia di Gesù, della quale riconosceva ì rilevanti meriti nella difesa della fede.
In Curia, Bernieri fu esponente del più tenace conservatorismo, che dimostrò anche in occasione del tentativo di riforma dell’Ordine domenicano effettuato dal maestro generale I. M. Beccaria che voleva garantire l’assoluta autorità dei generale, secondo l’efficiente modello proposto dai gesuiti.
 Fu tenacemente avverso alla preponderante interferenza della Spagna, salvo però riaccostarsi al partito spagnolo a causa della politica “francese” di Clemente VIII. Al punto che nel conclave del 1605 il suo nome figurava nella lista dei cardinali per i quali vigeva il vero di Enrico IV di Francia.
Nonostante i suoi impegni curiali, il cardinale Bernieri riuscì a osservare con meticolosa puntualità i suoi doveri di vescovo, effettuando ripetutamente la visita pastorale della sua diocesi di Ascoli, che provvide di un seminario, e tenendovi due sinodi, nel 1591 e nel 1595. Trasferì nel 1603 alla diocesi di Albano e  nel 1607 a quella di Porto. Attento osservatore delle vicende interne del suo Ordine, il B. va ricordato anche per il suo determinante intervento (1600) contro le iniziative innovatrici del maestro generale dei domenicani I. M. Beccaria. Bernieri vi si oppone strenuamente, argomentando che la riforma avrebbe esposto l’Ordine alla tirannide dei generali, che essa tradiva i caratteri essenziali dell’Ordine stesso e che era troppo radicale per essere decisa da un semplice capitolo, mentre semmai si sarebbe dovuta sottoporre al papa, e non trascurando neppure qualche insinuazione sulle ambizioni personali del Beccaria. Le discussioni che ne seguirono, influenzate come furono dalla sua costante vigilanza, segnarono la sconfitta dei progetto riformatore.
Girolamo Bernieri morì a Roma il 5 agosto 1611.

Ritratto del cardinale Girolamo Bernieri – Lavinia Fontana

Nonostante i molteplici impegni romani e nelle sue sedi episcopali, il cardinale Bernieri non dimenticò affatto la “sua” Correggio. Sostenne, dal 1562, la costruzione del convento e della chiesa di San Domenico (oggi San Giuseppe Calasanzio), commissionò a Federico Zuccari la pala raffigurante la Vergine Assunta (circa 1600), oggi nell’abside della Cattedrale di Reggio Emilia. Rimane la grande cornice in legno dorato con lo stemma cardinalizio. Di lui rimangono anche importanti suppellettili liturgiche (candelabri in bronzo, calice argenteo presso la Basilica di San Quirino).
Girolamo Bernieri è effigiato in due importanti opere d’arte conservate presso il Museo ‘Il Correggio”: il celeberrimo ritratto a micromosaico opera del veneziano Arminio Zuccato (circa 1600) e il ritratto, purtroppo assai danneggiato, attribuito da Angelo Mazza a Lavinia Fontana, artista cui il cardinale commissionò la tela per l’altare della cappella di San Giacinto in Santa Sabina raffigurante San Giacinto che venera la Madonna.
 
 Gabriele Fabbrici

Ultimo aggiornamento

4 Agosto 2022, 09:54