Pianta della città di Correggio

Autore
Pittore emiliano
Tecnica
Olio su tela
Supporto
Tela
Dimensioni
Lungh.: 111 cm Alt.: 132 cm
Sala
Sala Archeologica
Provenienza
Collezioni comunali
Datazione
1630

Priva di scala metrica, con punto di vista ad ovest a “volo d’uccello” sulla città, di questa pianta non si conosce pressochè nulla. Evidentemente la scelta dell’orientamento fu dettata della necessità di porre in risalto i prospetti dei principali edifici della città a partire dai palazzi signori affacciati su Piazza Castello, fino a quelli religiosi come la Basilica di San Quirino e il complesso di San Francesco. Tutti i quartieri sono resi con grande precisione e perizia di particolari a dimostrazione delle buone capacità tecniche del realizzatore. Nella parte alta del quadro, fra nubi, stanno a sinistra i ritratti del celeste patrono San Quirino, in atto di indicare la città e della B. V. delle Grazie, mentre sulla destra un angelo reca un cartiglio con l’arme antica dei Da Correggio e la scritta Accipe et accingere hec est tua corrigia Sjre. Il motto è una palese dedicatio del quadro e quindi della città al suo signore, il principe Giovanni Siro Da Correggio d’Austria. È curioso il gioco di parole che lega una volta ancora l’immagine della corrigia al nome stesso della città e rievoca simbolicamente l’arme della comunità. La presenza dei celesti protettori ripropongono l’immagine di una comunità illuminata e protetta dal Cielo, stretta come una “cintura” attorno al suo principe. La raffigurazione topografica risente certamente dell’esperienza del Bertazzolo, perché riproduce tutti i dettagli architettonici dei principali edifici della città. Anche laddove il prospetto fosse orientato a mezzogiorno o a settentrione, l’autore ruota di qualche decimo di grado il fronte così da poterne tracciare, seppur sommariamente, i tratti principali. Questo dimostra che il dipinto non fu commissionato come un mero elemento di arredo, bensì per proporre una fedele e attendibile riproduzione della Correggio del primo quarto del Seicento.
Purtroppo sino ad oggi non si sono trovati documenti che ne attestino con certezza la paternità ne tanto meno fissino una data precisa di realizzazione. Ad avviso di Gianluca Nicolini è verosimile ritenere la pianta opera dell’architetto di corte Gian Maria Piemontesi. Molto legato alla Corte correggese, in occasione dell’investitura di Siro a sovrano dello Stato, realizzò una meravigliosa macchina scenica, trasformando Piazza Castello in un eccezionale teatro all’aperto.

Ulteriori informazioni in Nicolini Gianluca (2007), Un’immagine per la città. Dal vedutismo prospettico alla topografia, in Correggio Produce, Correggio, Studio Lobo, pp. 107-121