Madonna con il Bambino, e i Santi Rocco e Sebastiano

Autore
Benzoni Geminiano
Periodo
Fine XV secolo
Tecnica
Olio su tavola
Supporto
Tavola
Dimensioni
Lungh.: 52 cm Alt.: 74 cm
Sala
Rinascimento

Secondo la tradizione, avallata per gran parte del ‘ 900 dalla storio¬grafia locale, il dipinto avrebbe fatto parte delle collezioni dei conti di Correggio, andate disperse dopo la caduta del principe Siro (1634). Giunto in epoca imprecisata nella proprietà della famiglia Contarelli, il quadro è citato per la prima volta nell’inventario dell’eredità dell’ultima dei Contarelli, Caterina (1851), al numero 32 (BCC AOP n. 885). Dopo essere diventato proprietà della Congregazione di Carità, erede della Contarelii, è stato recentemente acquisito dal Museo Civico di Correggio.
La Madonna, dalla forte struttura piramidale, tiene il Bambino sulle ginocchia stando seduta su un basamento di pietra, al di là del quale emergono i santi Rocco e Sebastiano. Il Bambino reca nella mano sinistra un globo trasparente sormontato da una croce, simbolo della tutela divina sul mondo, e riceve da S. Rocco una tavoletta. Su quest’ultima vi è un’iscrizione dalle parole ormai quasi indecifrabili (vi si legge il nome Rochi), ed è certamente da mettere in relazione con la leggenda secondo cui accanto al corpo di S.Rocco fu rinvenuta una tavola che recava un’esortazione ai sofferenti affinché invocassero il soccorso del santo. Questi esibisce i simboli del pellegrinaggio: la conchiglia appuntata sulla mantellina e il bastone, a cui è agganciato un circulum praecatorium. S.Sebastiano, a destra, è raffigurato in atteggiamento orante e ha il corpo trapassato da due frecce. La tenda scostata in alto a destra rivela un tralcio di vite che si stampa contro il cielo. La tavola, certamente destinata alla devozione privata e forse legata ad un evento particolare (Rocco e Sebastiano erano i santi invocati in occasione di epidemie) si caratterizza per la fattura accurata e i raffinati dettagli, come il già citato globo di cristallo, il gioiello quadrilobato con pendente sullo scollo della Madonna, il drappo annodato che sembra levitare nell’aria; da rimarcare inoltre i toni azzurrini del paesaggio e la particolare fisionomia di S.Rocco, con gli occhi a mandorla e la barba di qualche giorno.
Sulla tavola si appuntò, nella prima metà del ‘900, l’attribuzione, confermata da Bertolini (1930) e Finzi (1949), al bolognese Gian Maria Chiodarolo (morto nel 1505): un’attribuzione certo ora non più riproponibile, stante la distanza che separa la Madonna correggese dall’unica opera assegnabile con certezza a Chiodarolo, la pala dell’Accademia Carrara di Bergamo. Nel 1959 il dipinto fu assegnato da Augusta Ghidiglia Quintavalle, su suggerimento di Roberto Longhi, al ferrarese Domenico Panetti (1470ca. – 1513ca.). Nel 1975 Silla Zamboni accolse l’attribuzione e datò l’opera intorno al 1503: attribuzione e datazione ritenute concordemente valide dalla critica fino ad epoca recentissima. Venivano messe soprattutto in rilievo le fortissime tangenze con un’opera del Landesmuseum di Hannover attribuita da Longhi a Panetti nel 1956, la Madonna con il Bambino e i santi Girolamo e Caterina d’Alessandria. Simile è nei due quadri la struttura compositiva, con le mezze figure dei santi al di là della panca su cui siede la Madonna, e praticamente identici i volti della S. Caterina e della Madonna correggese, e le mani della santa e del S. Sebastiano; identico, nei due quadri, il modo di ritagliare le foglie di vite contro il cielo, come pure il modo in cui il manto delle due Madonne si allarga intorno all’avambraccio sinistro. Per gli evidenti riferimenti ai caratteri stilistici e tipologici di Ercole de’ Roberti (c.1450 – 1496) il quadro tedesco è concordemente datato entro la fine del XV secolo, e precede sicuramente l’opera del Museo di Correggo, in cui gli aspetti roberteschi sono certo ancora presenti, ma temperati da un che di proto-classico, dovuto all’influenza del Lorenzo Costa del periodo bolognese e dei brevi anni (1497 – 1500) di Boccaccio Boccaccino alla corte di Ferrara. Nel 2006, sul catalogo della mostra Mantegna a Mantova 1460 -1506, dove il nostro quadro era esposto, Mauro Lucco raggruppava un corpus di una dozzina di opere del pittore reggiano, ma attivo anche a Ferrara, Lazzaro Grimaldi (1472 – 1515/16), partendo dalla sua unica opera certa, la pala d’altare di ubicazione ignota (già nella berlinese collezione Kaufmann e poi presente ad un’asta fiorentina nel 1970) firmata e datata 1504, e conosciuta tramite una vecchia foto in bianco e nero. La Madonna di Correggio, assieme a quella di Hannover, veniva perciò in tale circostanza tolta a Panetti, con la constatazione che – Invero, nelle opere di Panetti difficilmente è riscontrabile alcun connotato robertiano – (Lucco 2006, p. 12 ), e attribuita a Grimaldi. Nel catalogo della recentissima (2008) mostra ferrarese del Garofalo, dove di nuovo il quadro correggese era presente, Lucco ribadiva l’attribuzione a Grimaldi, precisando i caratteri peculiari di Panetti e confermandone la distanza dalla tavola in esame.
Ritengo pienamente condivisibile la, non appartenenza della Madonna di Correggio a Panetti, ma mi sembra che con la pala ex Kaufmann non vi siano affinità tali da giustificare l’attribuzione a Lazzaro Grimaldi. Penso che un quadro molto vicino al nostro sia il S.Paolo, unica opera firmata dal ferrarese Geminiano Benzoni (Milano, Pinacoteca di Brera, reg. cron. 2234), al quale Matteo Ceriana ha dedicato un’accurata scheda (1991, pp.269-71). Si adattano perfettamente alla tavola correggese le parole che Ceriana ha scritto sul S. Paolo: “(…) colori smaltei, con il brillìo degli ori e dei velluti, con la levigatezza delle epidermidi, con le lontananze azzurrine del paesaggio, per accontentare il gusto cortigiano che evidentemente gradiva questa versione dell’arte robertesca inzuccherata da una patina di classicismo prematuro, di marca bolognese, ammorbidita da una luce veneziana ed arricchita dalla acribia lenticolare dei fiamminghi”. Inoltre, l’analisi di alcuni dettagli mi sembra determinante per assegnare il nostro quadro a Benzo¬ni: è identico, nei dipinti di Brera e di Correggio, il modo di trattare i panneggi delle stoffe, identica la struttura delle mani dei personaggi, identica la descrizione dei capelli sulla nuca del S. Paolo e sulla spalla destra del S. Sebastiano; e sono molto simili i ricami dorati sui bordi degli abiti e le lontananze dei paesaggi. Parimenti ritengo che fra i quadri riuniti da Lucco attorno al nome di Lazzaro Grimaldi vadano attribuiti a Benzoni anche la più volte citata tavola di Hannover e, ad essa tanto simile, la Madonna col Bambino e S. Girolamo già nella collezione Cini di Venezia. Inoltre penso che a Benzoni vada ricondotto anche il S. Girolamo del Museo Jacquemart-André di Chaalis, in cui la postura delle mani che reggono il libro ripete esattamente quella del S.Paolo, La tavola francese è stata pubblicata da Andrea De Marchi (2002, pp.88-91) come opera di Domenico Panetti, ma avvisando dell’opinione di Daniele Benati in favore di Geminiano Benzoni all’inizio della propria attività, mentre Lucco (2006, p.17 n.75) pare propenso a inserire anche questa tra le opere di Grimaldi. Per quanto riguarda la cronologia delle opere di Benzoni (documentato a Ferrara dal 1489 al 1513) concordo con Benati nel collocare nella primissima fase dell’artista, dati i forti caratteri roberteschi, il S. Girolamo Jacquemart—Andre, facendolo seguire di qualche anno (ma sempre prima dell’anno 1500) dalla tavola ex Cini e dal quadro di Hannover. L’evoluzione del pittore in senso proto-classico porterà a datare la Madonna di Correggio -entro i primi anni del nuovo secolo-, come Ceriana afferma a proposito del S. Paolo di Brera, probabilmente subito dopo quel 1503 più volte ribadito quando il quadro era attribuito a Panetti.

Gian Paolo Lusetti