La visione del Beato Domenico da Soriano

Autore
Pittore modenese del XVII secolo
Periodo
Seconda metà XVII secolo
Tecnica
Olio su tela
Supporto
Tela
Dimensioni
Lungh.: 183 cm Alt.: 306 cm
Sala
Sala del '600
Provenienza
Correggio, Chiesa di San Giuseppe Calasanzio

Tra le opere entrate a far parte del percorso espositivo permanente del Museo, variamente attribuita a Francesco Longhi e alla scuola modenese di Francesco Stringa, spicca una grande tela di un pittore modenese del XVII secolo proveniente dalla chiesa di San Giuseppe Calasanzio (già San Domenico) che presenta un soggetto abbastanza inconsueto. Si tratta del ricordo del miracolo avvenuto a Soriano Calabro nel 1530.

Nel 1510 San Domenico apparve più volte a padre Vincenzo da Catanzaro ordinando l’erezione di una chiesa a lui dedicata a Soriano Calabro. La costruzione rimase però interrotta fino al 1530, quando venne eretta in Provincia la Congregazione di Calabria e Soriano ebbe nuovo impulso, con l’assegnazione di cinque religiosi e di due laici. Una comunità piccola ma che viveva in grande fervore ed osservanza. In questo clima, la notte del 15 settembre frà Lorenzo da Grotteria scese in chiesa ad accendere le candele per la celebrazione del Mattutino. All’improvviso, gli apparvero tre belle Signore che gli consegnarono una tela arrotolata, dov’era effigiato il Santo Padre Domenico, perché venisse sposta al culto.

La notte seguente Santa Caterina d’Alessandria riapparve a uno dei padri dicendogli che le tre signore della notte precedente erano la Madonna, Santa Maria Maddalena e lei stessa, aggiungendo che esse si trovavano sempre con la Regina del Cielo per arricchire l’Ordine di grazie e di favori.

Da quel momento i miracoli, le conversioni e i fatti straordinari avvenuti in quel luogo si moltiplicarono, tanto da far dire a taluno che se il corpo di San Domenico si trovava a Bologna,il suo spirito era a Soriano. La fama della cittadina valicò i confini della Congregazione di Calabria e gli eventi furono oggetto di un attento e scrupoloso processo canonico al termine del quale papa Urbano VIII autorizzò, nel 1609, la festa liturgica a ricordo della miracolosa apparizione.

Il convento domenica di Soriano fu per secoli un faro di civiltà e spiritualità in tutta l’Italia meridionale, risorgendo da un primo terremoto che lo aveva distrutto nel 1659. Ricostruito in forme monumentali, il cenobio possedeva una ricchissima biblioteca e una tipografia, divenendo in breve uno dei più ricchi e famosi conventi domenicani d’Europa. Tutto ebbe termine il 7 febbraio 1783 quando una scossa di terremoto pari all’undicesimo grado della scala Mercalli rase al suolo l’intero complesso. Alla disastrosa prima scossa ne seguirono, altre migliaia di replica. Solo tra il 5 e il 7 febbraio ne vennero registrate 949. I morti oscillano attorno ai 50.000.

Dall’originale sono state tratte tanto innumerevoli copie fedeli, che riproducono con precisione filologica la tela, quanto raffigurazioni dell’evento miracoloso, che mettono in scena il prodigio dell’arrivo della tela, alla presenza delle tre sante donne. 

Altrettanto numerosi sono i pittori che si sono cimentati nella rappresentazione dell’evento: da Giovanni Benedetto Castiglione detto Il Grechetto a Carlo Bononi, da Antonio Molinari  a Francesco Stringa, da Tommaso Clerici a Domenico Piola e Pier Francesco Mola, sono per ricordare alcuni dei nomi più noti agli appassionati d’arte.

Un’ultima osservazione in chiusura sul titolo dell’opera. Quello tecnicamente più corretto e completo è “La consegna dell’immagine di San Domenico a fra Lorenzo da Grotterìa durante l’apparizione della Beata Vergine Maria con Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria, nella chiesa dei domenicani a Soriano Calabro”, ma si può anche scegliere la forma più sintetica ma non per questo meno corretta, “Il Miracolo di Soriano Calabro”.

Gabriele Fabbrici