Arazzi – Caccia alle anatre e agli aironi

Autore
Mattens Cornelius
Periodo
Ultimo quindicennio XVI secolo
Tecnica
Arazzo
Supporto
Lana e seta
Dimensioni
Lungh.: 366 cm Alt.: 236 cm
Sala
Salone degli Arazzi
Provenienza
Collezioni comunali

La caccia, svago aristocratico per eccellenza tanto dell’età medioevale quanto dell’età moderna, è uno dei temi più diffusi nell’arte dell’arazzo. I panni correggesi si conformano ad un modulo espressivo tardo cinquecentesco, in cui il quadro paesistico raffigura boschi ai margini di città o borghi. Nelle ampie radure che si aprono ai margini di questi boschi, caratterizzate da vegetazione di sottobosco che vi cresce abbondante, sono ambientate le scene di caccia cui prendono parte decine di personaggi (cacciatori a piedi o a cavallo, battitori, serventi), tanto raffigurati nel pieno dell’azione quanto durante piacevoli pause.
Nei tre arazzi della serie Le Cacce vengono rappresentate alcune delle cacce più in voga sul finire del Cinquecento in ambiente fiammingo: la caccia all’orso, la caccia al lupo e la caccia alle anatre e agli aironi.
Nel panno in oggetto sono rappresentate le fasi e le modalità della caccia alle anatre e agli aironi. Prevalentemente si utilizzavano gli archibugi, ma anche bastoni e falchi pellegrini per abbattere in volo gli aironi.
Sulla destra viene descritta una bella scena di svago e festa, cui partecipano gentiluomini e nobildonne, che si intrattengono allietati dalla musica.
La dama al centro del convivio è oggetto delle spavalde attenzioni di un cavaliere che approfitta del fatto che ella deve tenere con la mano sinistra, guantata, un falco incappucciato, probabilmente uno smeriglio. Discutibile privilegio, secondo l’uso fiammingo, per la dama di più alto lignaggio della compagnia.
Sulla sinistra la scena si focalizza su di un gruppo di cacciatori. Uno di questi, sullo sfondo, è intento ad istruire una nobildonna che regge un archibugio, mentre il cacciatore in primo piano, con la sua arma sulla spalla assiste. Egli porta, attaccati alla fiaschetta della polvere, così come il cacciatore in secondo piano intento a prendere la mira, i cosiddetti “quattro evangelisti”, cioè i quattro colpi di pronto impiego preparati con la palla di piombo e la polvere nera in un sacchettino di carta.
Per assimilazione, con l’espressione “dodici apostoli” venivano indicati i dodici contenitori, di legno o di carta, dei colpi di riserva legati alla bandoliera del soldato.