Altarolo a edicola

Autore
Artista padano
Tecnica
legno intagliato e policromato, Tempera
Supporto
Legno
Dimensioni
Lungh.: 55 cm Alt.: 86 cm
Sala
Rinascimento
Provenienza
Correggio, Chiesa di San Francesco
Datazione
Seconda metà XV secolo

 

Si tratta di un’edicola in legno intagliato dorato con portelle in legno intagliato e policromato sul lato interno e dipinto a monocromato a tempera sul lato esterno dove sono state realizzate le immagini di sant’Elisabetta d’Ungheria e di san Luigi di Francia. Sui lati interni sono scolpite a mezzo tondo, entro nicchie dorate e decorate con candelabre in azzurro, le figure di san Girolamo e san Francesco (nell’ordine superiore) e di san Pietro Martire e santa Caterina da Siena (nell’ordine inferiore). Il vano centrale, oggi vuoto, secondo il Bertolini in origine conteneva una scultura raffigurante la Madonna col Bambino. La Ghidiglia Quintavalle attribuisce l’opera ad “un artefice lombardo della seconda metà del sec. XV che si ispira, per i due pannelli dipinti, alle coeve pitture dei tarocchi e in particolare a Bonifacio Bembo e negli intagli in legno alle oreficerie”, e cita, a mo’ di esempio, il Reliquiario dei Santi Innocenti in Sant’Ambrogio a Milano. Ci sembra, in realtà, che l’altarolo riveli, nel suo aspetto di interessantissimo ma pur sempre primitivo artigianato, caratteri non tanto precipuamente lombardi, quanto piuttosto comuni a gran parte dell’analoga produzione del secondo Quattrocento nell’Italia settentrionale. Assai diffusa, nell’ampia produzione di complessi in legno scolpito, è la derivazione da preziosi modelli di oreficeria, e il passaggio dall’argento al legno è facilmente spiegabile con ragioni di natura economica e di facilità di reperimento del materiale. In quanto alle figure dipinte, esse sono ben lontane dalla sofisticata eleganza di un Bonifacio Bembo: l’autore sembra piuttosto riproporre un tipo di rappresentazione dell’immagine caratteristico di pittori già a loro volta ritardatari, quali potevano essere ad esempio in terra emiliana un Michele di Matteo o uno Jacopo Loschi. I santi Luigi ed Elisabetta appaiono più allungati rispetto alle figure, invero un po’ tozze, dei santi in altorilievo, ma questi ultimi, disposti in doppio ordine, sono costretti in uno spazio assai ristretto, mentre per i due santi regali l’autore poteva meglio sfruttare il formato verticale delle portelle. [GPL]

Bibliografia: Bertolini 1930, p. 39; Ghidiglia Quintavalle 1959 a, p. 8, tavv. 1-2; Finzi 1968, p. 184; Ghidini 1 76, tav. 51.