Adani Carmela

Modena, 1899 - Correggio, 1965

Carmela Adani nel suo studio, 1941

Carmela Adani nacque nacque a Modena il 7 novembre 1899 da una famiglia di scalpellini che ben presto si trasferì a Correggio. Dimostrò da subito interesse per l’arte, frequentando fin da bambina la bottega del padre, Primo Adani, sede in cui ben presto dimostrò un chiaro talento per il disegno e la scultura, attività a cui si dedicò con uno studio ed un esercizio costante per tutto il resto della propria vita.

Scolpì la sua prima opera nel 1919 e si trasferì a Firenze nel 1922, dove ebbe l’onore di diventare allieva di Amalia Duprè, figlia del celebre scultore Giovanni, dopo che quest’ultima ebbe modo di vedere alcuni suoi lavori. Riuscì a entrare poi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ebbe come maestro Giuseppe Graziosi, e dove conobbe artisti come Pietro AnnigoniFelice Carena e tutti i maestri legati al mondo accademico fiorentino di quell’epoca. Fu una delle prime donne in Italia a diplomarsi in disegno architettonico.

“L’essere donna è la mia disgrazia e la mia fortuna”, aveva detto. “Disgrazia, perché in una donna artista la gente è portata a credere meno che in un uomo; fortuna, perché come donna posso aggiungere alle mie opere qualcosa di più di un uomo che abbia le mie stesse possibilità”. In effetti intraprendere l’attività artistica per una donna della prima metà del Novecento era difficile sia per le possibilità di studio sia per il pregiudizio spesso radicato secondo il quale le donne dovevano dedicarsi esclusivamente all’ambiente domestico e all’educazione dei figli.

La sua arte guarda alla tradizione e all’antichità classica, a cui si affianca un attento studio del vero, attestato da una moltitudine di disegni di ogni genere, e in particolare un accurato esercizio del ritratto.  Grande la sua capacità di spaziare da un genere all’altro, dalla statuaria monumentale ai busti, dalle pale d’altare alle lapidi cimiteriali, dai vasi sacri ai bassorilievi. Se la cavava molto bene anche in ambito architettonico: contribuì infatti alla costruzione e al rifacimento di molti edifici; disegnava e progettava persino elementi strutturali di edifici che poi venivano costruiti dal fratello Mario, missionario in Africa e costruttore di chiese, scuole, ospedali. Tuttavia fu dalla sua esperienza fiorentina e accademica che comprese la sua più grande inclinazione: la rappresentazione della figura umana come massima espressione del sentimento. Le sue sculture mostrano infatti la sua grande sensibilità, come solo una donna riesce a rendere visibile, e le figure umane rappresentate diventano veicolo della dimensione psicologica e interiore. Molto devota e religiosa, le sue opere rivelano quasi sempre una dimensione sacra, motivo per cui sono per la maggior parte state realizzate per chiese o per luoghi religiosi, e sempre con un uso straordinario della luce, che riflette e si insinua tra i dettagli marmorei.

 

Tra le sue abilità, si conta quella di essere la migliore autrice della Ars Canusina su marmo, un genere di artigianato artistico che rievocava il periodo del dominio di Matilde di Canossa, epoca estremamente fondamentale per quest’area d’Italia. Trasportati dalla carta al cuoio, alle tele e alla ceramica, i motivi decorativi che si trovavano nelle chiese delle varie località della provincia reggiana e nelle miniature dei codici matildici ebbero come massima esponente delle trasposizioni su marmo proprio l’Adani.

Nel 1947 partecipò al concorso per le nuove porte in bronzo della Basilica di San Pietro in Vaticano: fu l’unica donna tra circa ottanta scultori da tutto il mondo, e la Commissione le assegnò una medaglia d’argento come distinzione.

Amava lavorare nel suo studio correggese di via Carlo V e soprattutto era legata alla sua terra e alla sua famiglia, e per questo, dopo la parentesi fiorentina, rimase per sempre nella sua Correggio, dove tuttavia fu attiva nella vita pubblica. Una lapide nella cripta della Basilica del paese la ricorda come scultrice che “soavemente scolpì statue che spiravano vita, con le quali arricchì i templi e nelle nostre terre e in quelle lontane”.

Tra le sue prime opere più significative, realizzò direttamente con lo scalpello, senza modello in creta, l’ancona in marmo raffigurante il Battesimo di Gesù per la Pieve di Fosdondo, la cui composizione mostra figure monumentali dai morbidi panneggi immerse in un paesaggio che celebra la dimensione contemplativa; particolarmente interessante è la figura di giovane nudo seduto nel quale la scultrice ha reso abilmente la torsione del corpo. Del 1931 è la grande pala in marmo della Certosa di Firenze, nella quale l’Adani ha riunito le esperienze naturalistiche e luministiche del primo periodo fiorentino: al centro san Giuseppe con in braccio Gesù Bambino, tra i beati Bernardo e Brunone, e sotto ha raffigurato uno degli scorci di paesaggio fiorentino più belli nella scultura novecentesca. Realizzò poi la Cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica dei santi Michele e Quirino a Correggio, e in particolare la scena della Lavanda dei piedi, fulcro dell’intero progetto della cappella. Dello stesso periodo sono il ritratto in terracotta di Giovanni Duprè, padre di Amalia, e il ritratto pittorico di sua sorella Gilda Adani. Eseguì poi nudi, come il Grande nudo virile, il Nudo sorgenteLa protesa. Splendido è inoltre il Trittico della Basilica di San Quirino, dove nelle tre nicchie appaiono rispettivamente san Michele con il drago, san Quirino vescovo e san Raffaele con Tobiolo accompagnato da simpatico cagnolino: tre grandi figure monumentali scolpite con il fondo in mosaico. Da menzionare è poi la raffinatissima Annunciazione del Duomo di Reggio Emilia e, tra i suoi capolavori più noti, la pala marmorea del 1956 raffigurante il celebre episodio di Canossa nella chiesa di Regina Pacis di Reggio Emilia. La pala si trova in uno dei pochi altari dedicati a papa Gregorio VII: di grande raffinatezza, si riconoscono Enrico IV inginocchiato e a piedi nudi, il pontefice in trono, Matilde di Canossa e l’abate di Cluny. Appartengono invece all’ultimo periodo della vita dell’artista l’altorilievo della Crocifissione Azzali e il Cristo in bronzo di Baragalla, ancora oggi collocato su un traliccio: quest’ultimo costituisce una delle poche rappresentazioni dell’iconografia del Sacro Cuore, che l’Adani realizzò magistralmente.

Oggi la Gipsoteca di Carmela Adani si trova nella sede del Liceo Classico “Rinaldo Corso” di Correggio poiché donata all’istituzione. Hanno trovato dunque qui una sede definitiva le sculture e i modelli in gesso dell’artista, per la maggior parte legati a temi religiosi, a lei cari. Ne sono esempi il modello in gesso della Pala di San Giuseppe, il cui originale in marmo si trova nella Certosa del Galluzzo a Firenze, il modello della Cena in Emmaus, il cui originale forma il paliotto dell’altare maggiore nel santuario della Madonna dell’Olmo di Montecchio, il modello del Trittico di San Quirino (l’originale nella cripta della chiesa di San Quirino a Correggio). E ancora, il modello in gesso dell’Altare del Santissimo della chiesa di San Quirino, il modello dell’altorilievo raffigurante Cristo e le Vergini Sagge (l’originale nel Cimitero Monumentale di Verona), il modello dell’altorilievo con il Miracolo della Mula di Sant’Antonio da Padova (l’originale forma il paliotto dell’altare maggiore della chiesa di San Giovanni Evangelista di Reggio Emilia), il modello del Busto del vescovo Mons. Brettoni, il cui originale è nella Cattedrale di Reggio Emilia, il modello di Santa Costanza. Non manca il modello in gesso del Ritratto di Amalia Duprè; e poi i modelli a bassorilievo dei dodici apostoli (l’originale nel santuario della Madonna dell’Olmo di Montecchio), il Ritratto della maestra Erminia Valli, il Busto di mons. Leone Tondelli (originale nella Cattedrale di Reggio Emilia) e il Ritratto del dott. Giovanni Recordati.

Tratto da:

Ilaria Baratta, Carmela Adani, una scultrice del marmo nell’Emilia del primo Novecento, in Finestre sull’Arte, 2 dicembre 2021.